
Alfama è sicuramente il quartiere più antico di Lisbona. Questo rione, posto su una collina che dal Castelo São Jorge scende verso la foce del fiume Tago, è il luogo più adatto per chi vuole conoscere e soggiornare a Lisbona.
Fino alla metà del XII secolo Alfama (dall’arabo Al-hamma, che significa “fontane” o “bagni”) fu dominata dai Mori, e la trama urbana del quartiere fatta di stradine strette ne risente. La sua struttura nei secoli è rimasta inalterata, solo le case si sono sostituite sulle vecchie fondamenta. I muri da un lato all’altro della strada pare che si tocchino, e se si guarda verso l’alto in alcuni punti di questo labirinto di vicoli non si riesce a vedere il cielo. L’urbanistica di questo quartiere di umili pescatori pare che non abbia alcuna logica con viuzze che si incontrano in piazzette degradanti fatte di scalini e tetti ad altezza delle strade, mentre qua e là arance che terminato il loro percorso si fermano a ridosso di un muro o di un bidone dell’immondizia.
Il terremoto
A dominare il quartiere c’è il Castello di san Giorgio che fu sede del palazzo Reale nel XIII secolo, per poi decadere soprattutto a causa del terremoto del 1531 e ricevere il colpo di grazia nel 1755. Occorre dire che il terremoto avvenuto il 1 novembre 1755 a Lisbona è il più devastante mai avvenuto in Europa, distrusse un terzo della città, fu seguito mezz’ora dopo da uno tsunami con onde atlantiche alte 15 metri e i due eventi causarono la morte di circa 60mila persone. Alfama e il castello di San Giorgio, furono notevolmente danneggiati dall’evento, ma i danni dello tsunami non furono particolarmente elevati essendo il quartiere posto sulla collina.
Comunque il castello è stato completamente rimaneggiato esternamente ed ora si presenta bene con le sue 10 torri che danno la possibilità, facendo il giro interno delle mura di vedere la città a 360 gradi. A proposito di visuali, da segnalare il miradouro della Chiesa di Graça e ancora di più il Santa Lucia. Quest’ultimo belvedere è una variopinta terrazza decorata con gli immancabili azulejos, che offre una vista splendida su Alfama degradante verso l’estuario del fiume Tago che accoglie uno dei quattro terminal della città dove attraccano le navi da crociera. Ed è proprio da qui che scendono orde di turisti che invadono frettolosi le viuzze tortuose del quartiere, fanno fotografie, entrano nei negozietti da 20 metri quadrati stipati di alimentari e prodotti igienici, acquistano bottigliette di acqua e coca cola e dopo qualche ora rientrano sulla nave per ripartire verso qualche altro porto.
Mentre scendo tra queste stradine strette vedo davanti a me uno sgocciolare di acqua, la cosa potrebbe essere normale visto i panni stesi che limitano ancora di più la vista verso l’azzurro del cielo, ma in questo caso si tratta di un mocio gocciolante appeso qualche metro sopra la testa che costringe a stare radenti al muro. E, a proposito di muri, qua e là ad altezza d’uomo si notano per il quartiere immagini ovali di una altezza di circa 40 centimetri e sotto di esse ci sono delle scritte. In pratica sono foto di persone del quartiere ormai morte da anni che vengono commemorate per le loro qualità.” E’ una bella cosa ricordare il passato – penso – però se tutti nel quartiere mettessero la foto dei defunti sarebbe tetro” e mi chiedo quale sia il criterio di questa selezione, se l’amore di chi sopravvive o la visibilità delle persone ormai defunte.
Borseggiatori e ladri ?
Per spostarmi dall’altra parte di Lisbona vado alla fermata del tram, prenderò il famoso 28. Dico famoso perché, giallo e vecchio è l’icona della città di Lisbona che attraversa in quasi tutta la sua lunghezza. Molte guide di Lisbona, cercando su internet ne parlano, e una caratteristica saliente pare essere che su questo mezzo occorre stare attenti ai borseggiatori. Mentre aspetto alla fermata del Miradouro Santa Lucia mi chiedo se il fatto che tanti ne parlino sia frutto di un copia-incolla generale o sia vero. Salgo, è strapieno e un tale prova mettersi in posizione strategica si appiccica ed armeggia, non riuscendo nell’intento subentra un secondo che pare essere lì per caso e cercano di convincerti a spostarti ed isolarti dalle persone con cui sei in compagnia. Va beh, nulla di grave, occorre non fare ciò che provano a suggerirti e una discreta dose di aggressività come risposta per farli desistere. Si capisce che erano complici perché scendono insieme e vanno dall’altra parte della strada ad aspettare il 28. Dopo che se ne sono andati penso che il borseggiare e il rubare in genere preveda una certa furtività, è un qualcosa di non dichiarato a priori, invece molti affermano che sul famoso 28 rubano ed in effetti capita davvero che ci provino. In una settimana di soggiorno ad Alfama sugli altri mezzi di trasporto colmi di turisti non mi è mai capitato e allora chiudo queste perplessità pensando che: o da queste parti i ladri sono deficienti, oppure vista la notorietà di questo tram li manda la pro loco della città per non deludere il turista. Tanto per rimanere in tema, parliamo del molto conosciuto “Feira da Ladra” un mercato all’aperto che due volte alla settimana (martedì e sabato) si riempie di bancarelle ed ambulanti. Si chiama così perché nei tempi passati era il luogo di ricettazione di roba rubata e poteva anche capitare che il derubato potesse ritrovare e riacquistare il maltolto. Attualmente a me è parso un normale mercato di prodotti nuovi, usati e di souvenir. A mio avviso è apprezzabile per certi prodotti tessili (tovaglie, grembiuli) che non sono stampati e che quindi mantengono inalterato il colore nel tempo. Il tram 28 passa davanti anche alla Cattedrale, il principale luogo di culto cattolico di Lisbona che i lisbonesi chiamano Sé ed il cui nome ufficiale è Igreja de Santa Maria Maior. Costruita nel XII secolo in stile romanico ebbe poi delle modifiche in stile gotico. La sua facciata imponente presenta due torri ai lati che danno un aspetto quasi militare, mentre l’interno dà un senso di profonda austerità. Vicino alla sacrestia ci sono alcune camere che contengono il cosiddetto tesoro della Cattedrale, cioè oggetti e paramenti religiosi di notevole pregio.
Sant’Antonio de Lisboa o da Padova
Accanto alla cattedrale c’è la chiesa di Santo António de Lisboa che viene festeggiato con grandi feste la notte tra il 12 e 13 giugno. Sentendo il nome di questo santo viene spontaneo chiedersi se c’è una identità di nome con il santo tanto celebrato in Italia. Niente omonimia né fenomeni di bilocazione. Il santo nacque esattamente dove ora sorge la chiesa a lui consacrata, viaggiò molto e morì a Padova a soli 36 anni e nella città che gli ha dedicato la basilica visse solo gli ultimi 3 anni della sua vita. Quindi la dizione giusta sarebbe Sant’Antonio da Lisbona perché è nato lì, mentre i per i fedeli italiani è corretto dire Sant’Antonio di Padova. Comunque il corpo del santo è nella città veneta mentre alla città natale fu donato un osso del braccio come reliquia che ora si trova nella chiesa omonima.
Certo che molti secoli sono passati per queste viuzze e gli odori di sardine affumicate o bacalao fritto non sono più frequenti e quello che era un quartiere di poveri pescatori è diventato il museo della povertà di questa città per turisti che guarda verso il mondo. Una parte però è cambiata dentro l’anima e dentro le abitazioni; chi poteva ha mandato via i vecchi affittuari per ristrutturare gli interni ed affittare su booking, una parte di povertà, invece è rimasta e la vedi nei “buchi” adibiti a negozietti aperti 18 ore al giorno o nella vecchietta che di sera si mette fuori con un banchetto grosso poco più di una scacchiera e offre bicchierini di vermouth ad un euro.